domenica 27 gennaio 2013

LETTERA A CRACCO



Caro Carlo,

partiamo subito da una premessa, a scanso di equivoci: trovo che tu sia molto bravo come chef e ti trovo anche molto simpatico, ironico e pure belloccio e detto dalla sottoscritta, a cui non piace né Brad Pitt né Raoul Bova né George Clooney, significherà pur qualcosa.

Nonostante quanto sopra, ti devo confessare che purtroppo mi hai (quasi) rovinato il sabato pomeriggio.

Nella mia libreria ha trovato posto già da un po’ il tuo libro “Se vuoi fare il figo usa lo scalogno” che, nonostante abbia sfogliato e letto più volte, fino a ieri ancora non avevo testato.

Devo ammettere che nonostante il titolo, che non mi piace affatto, leggendo le tue ricette e i tuoi trucchetti sono rimasta piacevolmente sorpresa. In effetti ci sono alcuni consigli che possono risultare utili.

Finalmente ieri, piena di entusiasmo e complice la temperatura vicina allo zero con la bora a cento all’ora (le tende del soggiorno venivano mosse da spifferi gelidi nonostante le doppie finestre) che mi ha tenuto dentro casa, ho deciso di cimentarmi con una tua ricetta.

Nel libro suddividi le ricette in tre livelli, secondo la difficoltà di esecuzione. Ok, è vero, io sono subito partita dal secondo livello, però a mia discolpa devo dire che sotto al titolo sulla copertina del tuo libro c’è scritto “Dalla pratica alla grammatica: imparare a cucinare in 60 ricette” e posto che ritengo di sapere già cucinare un pochettino, credevo di non trovare grosse difficoltà nell’affrontare una ricetta del secondo livello.

Ma mi sbagliavo.

domenica 20 gennaio 2013

PICI AL CAVOLFIORE, POMODORI D’INVERNO CONFIT, PANE INTEGRALE CROCCANTE E PECORINO




Quanto mi piace la pasta con il cavolfiore! Anche preparata nel modo più elementare, semplicemente cotta nella stessa acqua in cui è stato bollito il cavolfiore e poi condita con il cavolfiore stesso e un giro d’olio extravergine d’oliva.

Ho una ricetta appuntata da una vita sul mio inseparabile quadernetto rosso, me la insegnò la nonna pugliese, a base di pasta cotta insieme al cavolfiore e poi il tutto ripassato in padella con il pomodoro. Semplice ma buonissima.

domenica 13 gennaio 2013

PICI AL GUANCIALE SU PASSATINA DI CECI E OLIVE NERE E OLIO AL ROSMARINO



Quando ormai poco più di un anno fa intrapresi l’avventura di questo blog, perché di vera e propria avventura trattasi, per descrivere me stessa e il tipo di cucina che mi rappresenta, senza pensarci troppo scrissi in poche parole che, essendo originaria di varie parti d’Italia, essendo nata nell’estremo occidente italiano, vivendo nell’estremo oriente e avendo sposato un salentino, la mia cucina poteva essere definita come italianfusion. Probabilmente chi non mi conosce avrà pensato che mi stavo prendendo un po' troppo sul serio. In realtà mi piace giocare (anche se non sempre si capisce e questo è forse un po’ un mio problema) e la mia definizione voleva scimmiottare in maniera scherzosa la moda attuale di appioppare a qualsiasi tipo di cucina l’appellativo di fusion.

Tutto ciò per dire che quella definizione, messa là un po’ per gioco, voleva solo significare l’importanza che la cucina ha per me nella ricerca delle mie radici.

Ci sono regioni e posti in Italia che conosco molto bene, perché ci ho vissuto, perché ci vivo, perché ci vivevano i miei nonni, o i miei genitori, o mio marito. E cucinare per me significa unire tutti questi posti l’uno all’altro per ricercare forse un po’ me stessa, quale prodotto di tutte queste terre, vicine geograficamente ma culturalmente e storicamente a volte tra loro lontanissime. Perché la cucina è forse un po’ anche autoanalisi, non credo di dire una cosa nuova, ma considerandola un’arte, come tutte le forme di arte credo che sia un mezzo attraverso il quale esprimersi e quindi conoscere più a fondo se stessi.

Da quando sono entrata nel magico mondo dell’emmetichallenge, ideato dalle amiche Alessandra e Daniela di Menu Turistico, mi è stato fornito uno strumento in più per cercare di unire "le mie terre" e attraverso il gioco trovare un po’ me stessa.
Perché l’emmetichallenge non è un semplice contest. E non ci sono imitazioni che tengano.
Qui non si tratta di affibbiare un premio a una ricetta carina, magari colorata e trendy, rappresentata da una bella foto e dall'elegante mise en place.
Qui si tratta di cucinare, cucinare veramente, di andare a fondo nella ricerca delle nostre tradizioni culinarie.
Qui, quando si fa una cosa, la si fa per bene, con tutti i crismi. E se si fa il gelato, gelato sia, ma quello vero. Stesso discorso vale per la Pasqualina, per le arancine, etc. etc..
Certo si gioca anche, però non troppo, perché la cucina è anche cosa seria, molto più di quanto tanti pensano.

mercoledì 9 gennaio 2013

IL BRASATO AL BAROLO


 
Eccomi di ritorno a Trieste, un po’ stanca, come sempre stranamente mi succede dopo le festività natalizie, che peraltro adoro, e senza alcuna intenzione di affidarmi a buoni propositi né di cambiare la mia vita solo perché è cambiato l’anno.

Qualche giorno fa questo blog mi ha dato una piccola soddisfazione. Un ristorante di Milano specializzato in baccalà, il Bàcha, mi ha contattato perché il suo chef è rimasto colpito dalla mia ricetta dei cannelloni ripieni di baccalà con ragù di verdure e mi ha chiesto se potevano pubblicarla sulla loro fanpage. Ovviamente ciò mi ha fatto molto piacere, perché trovo che sia una delle mie ricette più riuscite, ma soprattutto perché ho avuto l’impressione che lo sforzo da me impiegato per cercare di proporre su questo blog prevalentemente piatti creati da me, invece di pubblicare come fanno molti esclusivamente ricette scenografiche copiate da libri o riviste alla moda, non è vano. Ma questa è un’altra storia.

martedì 1 gennaio 2013

LA FESTA DE LU FOCU, ZOLLINO E IL PISELLO NANO



Il fuoco come simbolo del sole, mentre la terra dorme nel bel mezzo dell’inverno e il freddo è angustiante, riscalda e si presta a dar vita a riti propiziatori ed ancestrali.

Fuoco che sostenta lo spirito, combatte le piaghe, purifica le anime e tiene lontani gli esseri malefici.

Riti e credenze di origini antichissime che hanno come protagonista il fuoco e che sono associati al solstizio di inverno, per alcuni di origini pagane, per altri cristiane, ancora oggi sopravvivono in alcuni luoghi e si ripetono sempre uguali nel corso dei secoli. Così come succede in molti paesi salentini in occasione, come vuole la tradizione, della festa dedicata a Sant’Antonio Abate il 17 gennaio, quando il fuoco viene acceso sulla cima di grandi cataste di legna deposte nelle piazze principali per diventare in breve un enorme falò.