lunedì 30 luglio 2012

LA RIOJA, IL VINO E LAS PATATAS ALIOLI



La Rioja è una delle più piccole comunità autonome della Spagna e si trova a sud dei Paesi Baschi. È attraversata dal fiume Ebro e da un suo affluente, il fiume Oja (in spagnolo rio Oja), dal quale prende il nome.

È una regione bellissima, ricca di contrasti e di colori. Lo sguardo di perde nelle sue valli, le sue pianure e le sue colline, nella sua terra color ocra spezzata dal verde intenso delle viti e dall'oro del grano maturo.

sabato 28 luglio 2012

CONFETTURA DI RAMASSIN


Dei ramassin avevo già parlato qui. Quello che invece non avevo fatto è spiegare come fare a preparare la confettura.

E allora vediamo come consumare gli ultimi ramassin della stagione.



Ingredienti
1 k di ramassin
500 g di zucchero

Togliete il nocciolo ai ramassin e metteteli in una pentola. Ponete la pentola sul fuoco e fate cuocere a fuoco lento mescolando. Quando la frutta comincia a bollire aggiungete lo zucchero e continuate la cottura mescolando ogni tanto. La confettura è pronta quando comincerà ad addensarsi, dopo circa mezz’ora. Mettete la marmellata ancora calda nei barattoli e fateli sterilizzare mettendoli in una pentola coperti di acqua fredda portando ad ebollizione e lasciando bollire 30 minuti. Quindi fateli raffreddare nella pentola stessa.

mercoledì 25 luglio 2012

SARAGOZZA, LA TORTILLA DI PATATE E LO SLOW TRAVEL



Quando si lascia Barcellona e la costa mediterranea per dirigersi verso l’interno, si abbandona quella parte di Spagna più cosmopolita, la Catalogna, vera e propria nazione nella nazione, per addentrarsi in Aragona, regione orgogliosamente castigliana ed ancorata alle tradizioni.

Il paesaggio cambia e si ha finalmente la sensazione di essere giunti nella Spagna del nostro immaginario, in un mondo fuori dal tempo, in cui si respira il passato.
 

Saragozza si trova un po’ al di fuori dalle solite rotte turistiche, situata quasi a metà strada tra Barcellona e Madrid è difficile sia capitarci per caso che andarci di proposito, proprio perché lontana dalle località più battute.

Il bello degli spostamenti in macchina è proprio questo. Lo scopo del viaggio non è raggiungere la meta bensì  il viaggio stesso, l’attraversare posti sconosciuti ai più, muoversi lentamente, aprire il finestrino e respirare la stessa aria che respira chi in quel posto ci vive. Fermarsi dove si sente un richiamo.

La sensazione è quella di afferrare quel qualcosa di essenziale che di solito sfugge al turista frettoloso, troppo intento a rimbalzare con l’aereo da un capo all’altro del mondo, con il senso di estraneità che accompagna chi di solito macina migliaia di chilometri in poche ore.

Io in un posto mi sento “arrivata” soltanto quando ho dovuto affrontare un percorso per giungerci.

Saragozza ha il suo fascino, con il suo fiume Ebro, i monumenti mudéjar - stile cristiano ma con elementi arabi - e la maestosa basilica barocca di Nuestra Señora del Pilar, sorta nel corso dei secoli attorno alla piccola cappella che nel 40 d.C. l’apostolo Giacomo fece costruire attorno al pilar (pilastro) dove si narra gli fosse apparsa la Vergine Maria e dove si possono ammirare alcuni affreschi del Goya.
 



Dalla vastissima Plaza del Pilar ci si addentra verso il centro della città e se i morsi della fame si fanno sentire si può fare una sosta in uno dei tanti locali che si trovano negli intricati vicoli di El Tubo, la zona che si trova tra Plaza del Pilar e Plaza de España, per concedersi un piccolo spuntino a base di montaditos annaffiandolo da una caña (birretta) ghiacciata.

I montaditos fanno parte del genere delle tapas e sono delle fettine di pane tipo baguette (o in alcuni casi dei veri paninetti) su cui vengono assemblati gli ingredienti più disparati.
Per un montadito spagnolo, che più spagnolo non si può, basta prendere una fettina di pane e piazzarci sopra un pezzo di tortilla de patatas.


La ricetta della tortilla di patate me la diede anni fa una signora di nome Meli (diminutivo di Melitina), castigliana fino al midollo, nata a Palencia e maestra in pensione, che era la proprietaria dell’appartamento in cui vivevo in affitto insieme alla mia amica Antonella e alle mie amiche spagnole Puri e Charo.

Perché per preparare una buona tortilla, mi disse, bisogna saperci fare.

TORTILLA DE PATATAS

Ingredienti
½ k di patate
1 cipolla
3 uova
abbondante olio
sale e pepe

Tagliate la cipolla a rondelle. Sbucciate le patate e tagliatele a fettine sottili ma non troppo, se no nella cottura si disfano completamente.

Versate in una padella abbondante olio extravergine d’oliva (almeno un dito), fatelo scaldare e versateci le patate e la cipolla.

Fate cuocere a fuoco vivace ma non troppo, il segreto è proprio questo, in modo tale che le patate e la cipolla cuociano quasi friggendo ma senza prendere colore. Fate cuocere fino a quando i pezzetti di patata cominceranno a disfarsi.

Togliete dalla padella le patate e la cipolla scolandole dall’olio in eccesso e fatele raffreddare.

Salate, pepate e aggiungeteci le uova. Ponete nuovamente sul fuoco la padella usata per la cottura delle verdure con un filo d’olio, fatela scaldare e versateci il composto. Fate cuocere come fosse una frittata, giratela aiutandovi con un coperchio e cuocete pure l’altro lato.

Se non la servite a fettine su un pezzo di pane, mettetela, come si fa di consueto, in un piatto rotondo e tagliata a cubetti.
 ****
Colgo l'occasione per ringraziare Ambra del blog Il Gattoghiotto e Claudia del blog VerdeCardamomo per  avermi assegnato la vittoria al loro bellissimo contest sull'Istria.

sabato 21 luglio 2012

GELATO ALLA VANIGLIA CON COULIS DI PESCHE E MANDORLE CARAMELLATE



Evvai!!! Primo gelato della mia vita. E senza gelatiera per giunta!

È anche molto più semplice di quello che avrei immaginato e il risultato è veramente ottimo.

Un grazie anche questo mese alle ragazze di Menù Turistico e a Mapi - con la sua dettagliatissima ricetta che ho seguito passo dopo passo - che mi hanno spinto ad affrontare questa impresa, che ritenevo fino a poco tempo fa una mission impossible.

E siccome fa ancora tanto caldo non mi dilungo in chiacchiere ma vi spiego subito come fare per riuscire a trovare un po’ di refrigerio con questo splendido gelato.

GELATO ALLA VANIGLIA CON COULIS DI PESCHE E MANDORLE CARAMELLATE


Ingredienti

per il gelato
300 ml di latte
300 g di zucchero semolato
250 ml panna fresca
3 tuorli di uova grandi
1 baccello di vaniglia

per il coulis di pesche
1 pesca
1 cucchiaio di zucchero
1 cucchiaio di succo di limone

per le mandorle caramellate
una manciata di mandorle spellate
2 cucchiai di zucchero

per i cestini di cialda
50 g di zucchero a velo
50 g di farina di riso
50 g di farina di mandorle
2 albumi
un pizzico di sale


Preparate il gelato.
Tagliate a metà il baccello di vaniglia e mettetelo in un pentolino insieme al latte e a metà dello zucchero, mescolate per sciogliere lo zucchero, mettete sul fuoco e portate fin quasi a ebollizione.
Togliete la pentola dal fuoco, coprite e lasciate in infusione per almeno 15 minuti per estrarre tutto l’aroma della vaniglia.

Nel frattempo montate i tuorli con il restante zucchero finché il composto “scrive”.
Riportate il latte quasi a bollore e versatelo a filo sulle uova montate mescolando continuamente con una frusta. Fate addensare la crema inglese sul fuoco fino a quando non velerà il dorso di un cucchiaio e avrà raggiunto la temperatura di 85°. Non superate questa temperatura o lo stadio della velatura del cucchiaio, altrimenti la crema si coagula e impazzisce. Toglietela immediatamente dal fuoco e immergete la base della pentola in una ciotola contenente acqua e ghiaccio mescolando continuamente. Se l’acqua si intiepidisce sostituitela con altra acqua fredda e ghiaccio per abbatterne rapidamente la temperatura.
Quando la crema sarà fredda trasferitela in un barattolo a chiusura ermetica (lasciandoci ancora dentro il baccello di vaniglia) e fate riposare in frigo almeno un’ora (il composto deve essere freddo di frigorifero prima di passare alle fasi successive della lavorazione).

Trascorso questo tempo estraete il baccello di vaniglia e aiutandovi con la lama liscia di un coltello raschiate tutti i semini e mescolateli alla crema.
Unite la panna liquida al composto amalgamandola benissimo.

Trasferite il composto in un contenitore basso, lungo e stretto munito di coperchio, tappate e riponete nella parte più fredda del freezer per un’ora e mezza.
Trascorso questo tempo mescolate il composto molto velocemente con uno sbattitore elettrico e poi riponetelo nuovamente in freezer.
Ripetete il procedimento per altre 2 volte a intervalli di un’ora e mezza ciascuno.
Dopo la terza volta trasferite il gelato nella vaschetta che lo conterrà, preferibilmente in polipropilene e riempita fino a 6 mm dal bordo; coprite il composto con della carta forno fatta aderire alla superficie (per limitare la presenza di aria umida e impedire la formazione di fastidiosi cristalli di condensa sulla superficie), tappate e rimettete in freezer per almeno un’ora per far raggiungere al gelato la giusta densità.
Prima di servirlo, passatelo in frigorifero per 20 minuti.



Preparate il coulis di pesche.
Sbucciate la pesca, tagliatela a pezzetti e frullatela insieme allo zucchero e al succo di limone.

Preparate le mandorle caramellate.
Fate dorare le mandorle in un pentolino quindi versateci sopra lo zucchero, fatelo scogliere e togliete dal fuoco non appena prenderà colore. Trasferite le mandorle su un piatto per farle raffreddare.
Quando sono fredde tagliatele con un coltello a pezzetti.

Preparate i cestini di cialda.
Mescolate la farina di riso insieme alla farina di mandorle, allo zucchero a velo, al sale e agli albumi.
Ponete il composto a mucchietti su una placca ricoperta di carta forno e appiattitelo per formare dei dischi sottili di circa 15 cm di diametro. Fateli cuocere in forno preriscaldato a 200° fino a che cominceranno a dorarsi. Estraeteli dal forno e quando sono ancora caldi poneteli sul dorso di una coppetta per far prendere la forma e toglieteli quando saranno freddi.

Servite il gelato nei cestini di cialda insieme alla coulis di pesche e alle mandorle caramellate.

Con questa ricetta partecipo all'emmetichallenge di luglio, il gelato.




lunedì 16 luglio 2012

BARCELLONA E LAS CROQUETAS DE JAMÒN (LE CROCCHETTE DI PROSCIUTTO) UN PO’ INDIGESTE

Inizia oggi con questo post un capitolo dedicato alla Spagna, il paese che amo di più in assoluto dopo l’Italia e che mi ha ospitato per un periodo della mia vita. L’occasione nasce dal nostro ultimo viaggio (siamo appena tornati) che da Barcellona ci ha portato verso i Paesi Baschi attraversando l’Aragona, la Navarra, i vigneti della Rioja e che si è concluso a Pamplona all’inizio de la feria de San Fermin e dei famosi encierros.

Quando abbiamo organizzato questo viaggio e tutte le sue tappe, mai più avremmo immaginato che la nazionale di calcio italiana sarebbe arrivata a disputare la finale dei campionati di calcio europei. Che ci sarebbe arrivata la nazionale spagnola era abbastanza prevedibile ma l’Italia no, proprio no. E quindi mai più avremmo immaginato che ci saremmo ritrovati a dover guardare la finale Spagna-Italia proprio nella tana del nemico. Ma questo ha reso meno triste la sconfitta, perché almeno abbiamo potuto assistere ai festeggiamenti degli spagnoli su e giù per las ramblas (con un po’ di amarezza).




 E questa è la foto più romantica...bandiera matrimoniale!


La giornata era già iniziata un po’ storta. Pioggia a dirotto e noi intrappolati senza ombrello nella Sagrada Familia dopo aver fatto mezz’ora di coda per entrare (per fortuna ancora non aveva iniziato a piovere). Beh…devo ammettere, poteva capitarci un riparo peggiore.




E visto che la pioggia non ne voleva sapere di cessare, corsa verso la metro, tappa al Corte Inglès in Plaza Catalunya in cerca di un ombrello. Non l’avessimo mai fatto! Ci siamo trovati letteralmente catapultati nel girone infernale de las rebajas (i saldi) dal quale abbiamo faticato non poco, complice la pioggia battente, ad uscire. E mentre me ne stavo in coda alla cassa con il mio bottino (sigh!) le commesse, tra uno scontrino e l’altro, iper indaffarate, parlavano tutte del grande evento della serata, la finale. E una diceva a un’altra “Sai, a me il calcio non è che piaccia più di tanto. Ma una partita così chi se la può perdere. Me la devo vedere. Sono proprio curiosa di sapere come andrà a finire” e intanto mi guardava sorridendo, cercando una complicità che, non poteva saperlo, ovviamente non le potevo dare. E quando è arrivato il mio turno, insieme allo scontrino mi ha rifilato un buono sconto, spiegandomi che valeva solo in caso di vittoria della Spagna. Eh già…erano tutti proprio molto convinti…

A me non piace molto la folla e nonostante apprezzi da sempre il calcio e soprattutto gli eventi internazionali non amo molto le partite viste in piazza. Ma, in questo caso, data l’occasione particolare, ci sarebbe piaciuto vedere la finale su un maxi schermo all’aperto insieme agli spagnoli. Non è stato però possibile perché Barcellona è stata forse l’unica città in tutta la Spagna a non avere allestito alcun maxi schermo per l’evento. Cosa che ha scatenato non poche polemiche di natura politica tra la popolazione. Come se il prendere distacco dalla nazionale di calcio spagnola possa rappresentare una scelta di coerenza con il sentirsi catalani. Mah…certe cose non le capirò mai.

E allora abbiamo deciso di vedere la partita in uno dei tanti locali di Barcellona, anche se trovare un tavolo libero davanti allo schermo è stata un’impresa al limite dell’impossibile. Quando alla fine ci siamo riusciti la partita era già iniziata, l’unico tavolo decente era lontano dallo schermo e seminascosto da una colonna, nel tavolo accanto c’era una comitiva di ragazzi francesi (i quali ovviamente tifavano per gli spagnoli in maniera ancora più sfegatata degli spagnoli stessi tanto era il desiderio di veder perdere gli italiani), il cameriere continuava a ostruirci la visuale già precaria continuando a passarci davanti portando caraffe di sangria ai tavoli vicini e noi, davanti a due crocchette di prosciutto iberico (rimasteci per ovvi motivi altamente indigeste) siamo stati gli unici a non alzarci in piedi applaudendo e urlando ai gol degli spagnoli.


Ma ci siamo fatti talmente tante risate che quella serata ce la ricorderemo per tutta la vita.

Ci sarà invece rimasto particolarmente male questo camionista che abbiamo incontrato durante il viaggio di andata in autostrada e che aveva manifestato il suo particolare entusiasmo per la vittoria contro la Germania nella semifinale in questo simpatico modo.



Le crocchette in Spagna sono molto apprezzate e non mancano mai nei bares de tapas più tradizionali. Sono diverse dalle crocchette alle quali di solito siamo abituati in Italia, perché vengono fatte prendendo come base una besciamella abbastanza densa alla quale si aggiunge poi l’ingrediente principale, solitamente pollo, tonno, baccalà o prosciutto crudo.

 
 
CROQUETAS DE JAMÒN IBERICO (CROCCHETTE DI PROSCIUTTO CRUDO)


Ingredienti per otto crocchette

50 g di burro
4 cucchiai di farina
¾ di tazza di latte
150 g di prosciutto crudo abbastanza stagionato e tagliato in fette spesse
1 cucchiaio di prezzemolo tritato
noce moscata
sale e pepe
1 uovo
pangrattato
olio per friggere

Preparate la besciamella. Fate sciogliere il burro in un pentolino, aggiungete la farina e fatela cuocere per due o tre minuti fino a quando comincerà a dorare quindi aggiungete il latte precedentemente riscaldato e portate a bollore mescolando. Spegnete il fuoco, salate, pepate e aggiungete un pizzico di noce moscata grattugiata. Aggiungete quindi il prosciutto crudo tagliato a cubetti piccoli e il prezzemolo e fate raffreddare il composto, quindi riponetelo in frigo per un paio d’ore.

Prendete il composto e formate le crocchette bagnandovi le mani. Passatele nell’uovo sbattuto e poi nel pane grattato e poi riponetele nuovamente in frigo per un’altra ora. Questa operazione servirà per non farle aprire durante la frittura.

Friggete le crocchette in abbondante olio caldo fino a che diventeranno dorate.

lunedì 9 luglio 2012

TIMBALLINI FREDDI DI RISO VENERE IN INSALATA


Avete presente quelle belle e fresche insalate di riso che sono un piacere mangiare quando fa caldo?

Certe volte però si esagera con quello che ci si mette dentro. Tonno, formaggio, würstel...e chi più ne ha più ne metta.

Una volta, invitata a una festa di compleanno d'estate all'aperto, mi sono servita un cucchiaio di riso in insalata. Non vi dico l'orrore quando, cominciando a mangiarlo, sono incappata in un pezzo d'ananas sciroppato abbinato a un würstel al formaggio. A me piace molto l'agrodolce ma in quel caso devo proprio dire che si trattava di orrore culinario!

Quindi, quello che dovrebbe essere un piatto fresco e leggero, spesso diventa un mattone mostruoso o un'accozzaglia di sapori improbabili.

E allora ho voluto provare questa insalata di riso alternativa, utilizzando pochi ingredienti e servendo freddo e a mo' di timballino un piatto che preparo spesso anche d'inverno nella sua versione calda abbinandolo al salmone fresco, mentre in questo caso ho voluto utilizzare il salmone in scatola sott'olio.



TIMBALLINI FREDDI DI RISO VENERE AL SALMONE


 
Ingredienti per quattro persone

300 g di riso venere
5 pomodorini
1 cipollotto
1 mazzetto di rucola
1 scatola di salmone sott’olio
olio
sale

Cuocete il riso in abbondante acqua salata.

Nel frattempo preparate il condimento. In un tegame fate stufare il cipollotto tagliato a rondelle. Aggiungete il salmone spezzettato e pomodorini a cubetti e fate cuocere per cinque minuti a fuoco vivace.

Spegnete il fuoco e aggiungete la rucola. Scolate il riso e conditelo con il composto.

Fate raffreddare il tutto.

Versate il riso in una pirofila da porzione, schiacciatelo per bene e sformatelo nel piatto. Ripetete l’operazione per ciascun piatto.

Guarnite con altra rucola.

lunedì 2 luglio 2012

FILETTO AL PEPE ROSA SU INSALATA DI FIORI



Lo so, lo so, il vero filetto al pepe è quello al pepe verde.

Lo so, lo so, il pepe rosa non è nemmeno un pepe ma una bacca.

Lo so, lo so, il vero filetto al pepe lo si fa con la panna.

Lo so… Ma sapete una cosa? Chissene…

Ecco qua il mio filetto al pepe rosa senza pepe (vero) e senza panna. Servito su un insalata mista con rucola e petunie.

 
FILETTO AL PEPE ROSA SU INSALATA DI FIORI


 
Ingredienti per quattro persone

per i filetti
4 medaglioni di filetto di manzo
1 cucchiaio di pepe rosa
olio

per l’insalata
insalata verde
rucola
petunie
olio
sale

Avvolgete ciascun filetto con dello spago. Non serve solo per dargli una forma più piacevole ma anche per tenere più compattata la carne.

Ungete leggermente i filetti su entrambi i lati con un po' d'olio.

Scaldate il tegame e quando sarà ben caldo adagiatevi i filetti e fateli cuocere tre o quattro minuti (se volete  una cottura media) senza girarli.

Quindi girateli e cuoceteli lo stesso tempo anche dall’altra parte.

A fine cottura lasciate riposare i filetti per un paio di minuti quindi salateli e cospargeteli leggermente con un po’ di pepe rosa macinato.

 
Serviteli nei piatti adagiandoli sull’insalatina preparata con l’insalata verde, la rucola e le begonie tagliate a pezzi e condita con olio e sale.
Guarnite i filetti con qualche grano di pepe rosa intero.